martedì 28 giugno 2016

Carcare è razzista? La parola ai 19 profughi che vivono in paese da tempo

Da tre giorni Carcare è nell'occhio del ciclone per l'ordinanza, emessa dal sindaco Franco Bologna, unico in tutta la Valbormida, che vieta la dimora, anche occasionale, di persone provenienti dall'Africa e dall'Asia, prive di regolare certificato sanitario che ne attesti le condizioni di salute. Sia a favore sia contro questo provvedimento non sono mancati di certo iniziative, commenti e prese di posizione. Se da una parte il primo cittadino carcarese spiega come l'ordinanza sia stata l'unico strumento per frenare l'arrivo di una cinquantina di profughi, indirizzati in locali con dubbia documentazione di abitabilità, disposti nell'edificio che ospita la Galleria commerciale, l'asilo nido, uffici e attività varie, la sua mossa non è piaciuta nè al gruppo consiliare di minoranza, nè al segretario del circolo Pd, Rodolfo Mirri (che ha accusato la Giunta e i suoi sostenitori di avere un basso livello culturale), tantomeno ad altri sindaci valbormidesi, ad esempio a Fulvio Briano di Cairo, che sostengono come il rifiuto di Carcare sia solo un modo per badare al proprio orticello senza fare sistema con il resto del territorio. E' inoltre partita una petizione, che ha già raccolto 500 firme, da parte del mallarese Francesco Vico, il quale, considerando l'ordinanza una discriminazione di natura razzista, invita tutti a non transitare o dimorare a Carcare, visto che "il mondo scientifico ha più volte sottolineato come la specie Homo Sapiens, alla quale apparteniamo sia io sia il sindaco e i cittadini da lui amministrati, provenga dall'Africa". 
Ma Carcare è davvero razzista? E soprattutto, la Giunta Bologna lo è a tal punto da vietare l'ingresso in paese ai migranti, visto che è facile l'accostamento della targa politica di centro destra dell'Amministrazione ai comportamenti xenofobi? Innanzitutto sul territorio comunale vivono da mesi 19 profughi, tutti uomini, provenienti da Senegal, Nigeria, Guinea, alcuni cristiani altri musulmani, fuggiti da persecuzioni o condizioni di povertà, sbarcati nel mare di Sicilia e dopo poco destinati in Liguria, la maggior parte dei quali lavora come volontari senza retribuzione per la comunità carcarese. Ogni giorno, dal lunedì al venerdì, questi ragazzi, di età compresa tra i 25 e i 36 anni, prestano servizio per la pulizia delle strade, il taglio dell'erba, lo scorso inverno hanno spalato la neve, e sono ben contenti di aiutare chi li ha accolti, come spiegano loro stessi all'Eco della Valbormida, aprendo le porte di casa: "Non abbiamo avuto nessun problema, siamo grati dell'ospitalità e speriamo di fare cosa gradita impegnandoci in ciò che serve per il paese", rispondono i ragazzi in inglese o grazie all'interprete Omar, già dipendente della Cooperativa Il Percorso che si occupa dei migranti carcaresi e con regolare permesso di soggiorno, coadiuvati dalla pedagogista Serena Pisano, dall'insegnante di italiano Filippo Pensavalle e dallo psicologo Alessandro Gasperi. Undici di essi sono sistemati in due alloggi di via San Giovanni, mentre altri otto vivono in via Roma. Alla domanda sul cibo, rispondono che per motivi religiosi e culturali apprezzano solo riso, pollo, patate, peperoni e cipolle. Nessuno di loro getterebbe mai via nulla di commestibile ma non conoscendo la cucina italiana ed europea preferiscono cucinare pranzo e cena con gli ingredienti noti. "Con "Il Percorso" c'è un rapporto serio e trasparente - conclude Bologna - Ci sono stati problemi, in passato, subito risolti grazie allo spirito di collaborazione con il Comune. E' così che possiamo far fronte all'emergenza, non con le "sorprese" e senza regole". Dello stesso parere i membri della cooperativa, che sottolineano come con la Giunta Bologna, "nonostante la differente appartenenza politica, ci siano rapporti più proficui rispetto a certe amministrazioni di sinistra".


Enrica Bertone

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