giovedì 30 giugno 2016

Sindaci dal Prefetto: in futuro meno profughi in Valle, che ne ospita la metà della provincia

Profughi più distribuiti nella provincia di Savona e meno arrivi in Valbormida. Questo in sintesi ciò che è emerso dall'incontro di oggi pomeriggio tra il Prefetto, Giorgio Manari, e i sindaci, durante il quale gli amministratori valbormidesi hanno fatto presente come, sul territorio, siano ospitati circa il cinquanta per cento dei migranti presenti nel Savonese. Da qui la rassicurazione ad operare in modo diverso nell'immediato futuro, e di chiamare all'appello sia i 41 Comuni (su 69) che non hanno ancora contribuito ad affrontare l'emergenza, sia le cooperative che si occupano di ospitare gli stranieri che richiedono asilo. Proprio su quest'ultimo punto, i sindaci hanno sottolineato come occorra una maggiore collaborazione tra gli enti pubblici e i committenti della Prefettura. In particolare, "serve un confronto più proficuo per insegnare ai migranti sia la lingua italiana, sia le regole che sono in vigore qui - afferma, ad esempio, Daniele Galliano, primo cittadino di Bormida dove, per ora, come a Cosseria, non sono accolti profughi - I casi di insubordinazione che si sono verificati nei paesi vicini dimostrano come, spesso, queste persone non conoscano costumi, usanze e le leggi (come il divieto di fumo nei locali pubblici) e sarebbe meglio che qualcuno li istruisse in tal senso". 
"Il vertice di oggi mi è sembrato molto costruttivo - commenta Sergio Marenco, sindaco di Cengio - Era importante ribadire che su un totale di quasi 800 migranti, oltre 350 si trovino ora ospitati in Valbormida, e quindi sarebbe auspicabile distribuire meglio sul territorio provinciale i prossimi arrivi". Dello stesso avviso il primo cittadino di Millesimo, Pietro Pizzorno, che si auspica inoltre "che vengano attuati davvero i protocolli di monitoraggio così da avere la situazione più chiara, e che, soprattutto, non vengano bypassate le amministrazioni comunali, le quali devono essere informate affinchè possano fare da filtro e arginare fenomeni di intolleranza e pregiudizio".
Amareggiato, invece, Franco Bologna, che ha parlato della sua ordinanza di vietare la dimora a Carcare, per ragioni sanitarie, a persone africane e asiatiche. "Ho ribadito anche al Prefetto, che ha contestato la mia azione, quali fossero le reali motivazioni, assolutamente senza alcun spirito razzista, bensì un tentativo di bloccare l'arrivo di decine di profughi e di farli ammassare in locali con dubbia agibilità da una cooperativa vincitrice (su criteri discutibili) di un bando. Te
mo che l'ordinanza venga impugnata dal Tar, ma soprattutto che la sede scelta per l'accoglienza, ossia la parte superiore della Galleria commerciale, venga a breve sdoganata e a Carcare, dove ci sono negozi, attività professionali, uffici, scuole e un asilo nido, si potrà concentrare un numero molto alto di migranti. In questi giorni ho sentito molte polemiche e ho avuto anche parecchio sostegno, ma un Comune non può essere lasciato solo ad affrontare questo tipo di emergenza. Occorre razionalità dai vertici".

Enrica Bertone

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