mercoledì 23 novembre 2016

Testimonianza di Don Mario, parroco di Cairo, dalla Siria: "appello alle teste pensanti"

Don Mario Montanaro, parroco di Cairo Montenotte, è partito nelle scorse settimane alla volta della Siria, da dove, ogni giorno, comunica attraverso i social network con amici e fedeli. Proprio poche ore fa il sacerdote ha rivolto l'appello di divulgare questa sua testimonianza.
"Do voce ai siriani che vivono a Damasco, ma solo per chi sa ancora provare un po' di pietà e per chi ha ancora voglia di pensare con la propria testa, chiederei di diffonderla il più possibile, e se qualcuno potesse farla arrivare ai piani alti... chissà magari... - esordisce Don Mario - Nel 2010, un paese simile al nostro, per livello culturale, per ricchezza storica, artistica, religiosa (San Paolo parte da qui), per la situazione economica, per la voglia di lavorare della gente, e anche per una stessa propensione alla lamentela, dopo essersi trovato invaso dai profughi iracheni che fuggivano dalla guerra (vi ricordate Saddam Hussein?) si trova a dover fare i conti con la crisi economica mondiale. La gente, ritenendo il governo corrotto (sig), che non tutela abbastanza i cittadini, e che pur avendo ottime scuole e ospedali, il costo della vita è troppo alto e gli stipendi non adeguati, decide di scendere in piazza e manifestare. Cosa questa, che avvenendo in un paese che invece di confinare con Francia, Svizzera, Austria, ma con Libano, Turchia, Iraq, Giordania e Israele, provoca l'effetto prima di una dura repressione del governo, e poi le reazioni di sdegno, di chi ha paura e di chi inizia a fiutare odore di business".
E prosegue: "Sta di fatto che le manifestazioni diventano scontri, attirano i trafficanti di armi, gli estremisti islamici dell'Iraq (e di chi li sostiene), e grazie allo sdegno generato nell'opinione pubblica la coalizione Usa - Europa - Israele - Arabia Saudita (cristiani - ebrei - mussulmani, incredibile come l'economia riesca dove tutti gli altri falliscono: genera tolleranza religiosa), può intervenire, ognuno con i propri motivi a sostegno di chi si oppone al regime di Assad. Chiaramente non c'è paragone di forza in campo, le città diventano scenari di guerra, e i dissidenti iniziano a conquistare territori. Nelle zone liberate dai ribelli però, la gente invece di trovare più diritti e libertà, si trova l'estremismo islamico che prende il sopravvento. Iniziano i massacri dei cristiani che non riescono a fuggire, dei mussulmani che non aderiscono allo Stato Islamico (Isis), e lo scenario è che tutti cercano rifugio nei territori controllati dal governo, oppure fuori dal paese, per chi può e ci riesce. A questo punto inizia l'esodo dei siriani Libano, Turchia, Grecia, il governo riprende forza dai siriani tornati nei suoi territori e dal sostegno della Russia che non ci sta a lasciare la Siria in mano agli '"Usa & co.", e Assad intelligentemente e scaltramente, oltre a dare protezione inizia a concedere diritti e tutele ai cittadini. Riconquista territori e le principali città: Damasco, tranne alcune zone periferiche dove continuano gli scontri, Homs, completamente in mano al governo, e quasi tutta la città di Aleppo, grazie alla popolazione che si schiera e si rifugia nelle zone sotto controllo governativo. I ribelli che ormai sono solo più estremisti islamici arrivati da chissà dove e finanziati da chissà chi (???) resistono soprattutto intorno ad Aleppo, e questa città diventa lo scenario del più grande massacro di questi ultimi tempi. Adesso iniziano le stranezze, il governo controlla la zona degli ospedali, tiene aperte le scuole anche ad Aleppo, cerca di garantire l'acqua e l'elettricità, e la popolazione è con lui.  Chi bombarda allora Aleppo? Il governo si autobombarda? I paesi che hanno ancora rapporti con la Siria? Apro una parentesi, ci sono solo tre ambasciate aperte a Damasco: Russia, Cina e Vaticano (su esplicita richiesta di Papa Francesco).
Visto che i cinesi se ne fregano e che fatico a credere che la Russia vada contro i suoi interessi o che Francesco mandi le guardie svizzere a bombardare qualcuno, l'unica risposta possibile è: i ribelli, ovvero gli estremisti islamici. A Damasco nessuno ha dei dubbi su questo, i preti, la caritas, tutti i cristiani e tutti i mussulmani (parole di Assan, 70 anni mussulmano) che vogliono vivere in pace senza fondare stati islamici di nessun tipo, e che sono la maggioranza. A questo punto, pur con tutte le cautele necessarie, non è meglio sostenere questo governo laico togliendo questo cavolo di embargo, invece di sostenere gli interessi di chi si arricchisce con questa guerra? Non vale la pena cercare di salvare quelli che sono ancora vivi? Mi piacerebbe ricevere qualche risposta, o magari un gesto concreto del mio paese prima di andare ad Aleppo, senza scatenare le solite polemiche di destra o di sinistra, dei pro e dei contro. Io vorrei solo che questa guerra finisse, come tutti i siriani, i venditori di armi penso ne abbiano già vendute abbastanza. Aiutatemi a dare forza a questo appello, non per me, ma per loro".

Enrica Bertone

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