Assoluzione con formula piena (perchè il fatto non sussiste) per il luogotenente dell'Arma Marco Chiarlone. Si è concluso con la sentenza di questa mattina del giudice del Tribunale di Savona, Caterina Fiumanò, il processo al militare di origini cairesi, accusato di abuso d'ufficio, falso e calunnia in atto pubblico per un episodio datato 13 luglio 2013. Quel giorno, il convivente della sorella dell'allora compagna di Chiarlone era rimasto coinvolto in un incidente, peraltro senza gravi conseguenze. Secondo l'accusa, il Carabiniere, che all'epoca dei fatti era Maresciallo comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia cairese, avrebbe "lavorato" per far ricadere le responsabilità sull'altra persona interessata dal sinistro, favorendo quello che è stato irroneamente definito un "parente". Un'accusa smentita non solo dai legali del sottoufficiale, ma anche da lui stesso, proprio nell'udienza del febbraio scorso, quando aveva sottolineato che il suo modo di agire era stato dettato dal buon senso e mai influenzato. Come hanno affermato gli avvocati difensori Antonio Marino e Claudia
Olivieri, "siamo soddisfatti che il giudice abbia accolto pienamente la dimostrazione dell'insussistenza dei tre reati, partendo dalla considerazione che non ci fosse nè l'elemento soggettivo nè oggettivo, ossia nessuna volontà di dolo. Infatti, in qualità di Comandante, Chiarlone ha agito nell'esercizio del proprio ufficio in ottemperanza ai principi dell'Arma. Inoltre è stato smentito che la persona (possibile) oggetto di favoritismo fosse parente del militare, anzi, nemmeno conoscente".
Una sentenza che arriva a coronare i 36 anni di carriera del luogotenente, da mesi in servizio ad Imperia, che si congederà dall'Arma il prossimo 31 maggio e andrà in pensione.
Enrica Bertone
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