I valbormidesi hanno a cuore l’ospedale “San Giuseppe” di
Cairo. L’hanno dimostrato aderendo, negli ultimi giorni, alla
petizione a supporto della mozione presentata in Regione dal
consigliere del Movimento 5 Stelle Andrea Melis, per chiedere che la
struttura sanitaria venga dichiarata di “area disagiata”, e per
la quale sono già state raccolte oltre 5 mila firme. Anche le
istituzioni sono allineate nel sostegno dell’iniziativa, come nel
caso del Consiglio comunale di Carcare che, giovedì scorso, ha
votato all’unanimità un documento presentato dal gruppo “di
maggioranza “Bologna sindaco”, alla presenza dei rappresentanti
regionali del territorio, ossia i consiglieri Angelo Vaccarezza di
Forza Italia, Luigi De Vincenzi del Pd e lo stesso Andrea Melis del
M5s. Figure che rispondono a partiti diversi ma che, per
salvaguardare la sanità del territorio, hanno lasciato in secondo
piano i proclami politici per un intento comune, ossia la difesa
dell’ospedale. Un Consiglio comunale a cui hanno preso parte
numerosi rappresentanti del Comitato sanitario, i militi delle
Pubbliche assistenze e cittadini, con la volontà di supportare
l’unica richiesta che potrebbe davvero preservare il futuro del
nosocomio cairese.
Come
si legge nella mozione illustrata dal vice sindaco di Carcare,
Christian De Vecchi, un ospedale di area disagiata deve essere dotato
di “venti posti letto di medicina generale con un proprio organico
di medici e infermieri; una chirurgia elettiva ridotta
che effettua interventi in Day Surgery o eventualmente in Week
Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina per i
casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura
in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte
dell'equipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi
risolvibili in loco; un Pronto Soccorso presidiato da un
organico medico dedicato all'Emergenza-Urgenza, inquadrato nella
disciplina specifica così come prevista dal D.M. 30.01.98 (Medicina
e Chirurgia d'Accettazione e d'Urgenza) e, da un punto di vista
organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di
riferimento che garantisce il servizio e l'aggiornamento relativo;
la possibilità di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di
immagine collegata in rete al centro Hub o Spoke più vicino,
indagini laboratoristiche in pronto soccorso; è predisposto un
protocollo che disciplini i trasporti secondari dall'Ospedale di zona
particolarmente disagiata al centro Spoke o Hub; è prevista la
presenza di una emoteca; Il personale deve essere assicurato a
rotazione dall'ospedale Hub o spoke più vicino”. Per ottenere
tutto ciò, come ha precisato il consigliere regionale Andrea Melis,
per la struttura cairese, che costa circa 12 milioni di euro l’anno,
ne servirebbero altri 900 mila, e ora si attende il nuovo Piano
sanitario che sarà varato nei prossimi mesi dalla Giunta Toti.
Nessun commento:
Posta un commento