giovedì 25 febbraio 2016

Aumentano i fedeli di Teresa Bracco che si rivolgono alla Beata per ottenere la Grazia



Anche quest’anno un nutrito gruppo di fedeli ha voluto rendere omaggio alla Beata Teresa Bracco nel giorno della sua nascita, il 24 febbraio. Ieri infatti, nella chiesetta di Santa Giulia, è stata celebrata la Messa dal vicario del vescovo Monsignor Micchiardi. Un’occasione di riflessione e preghiera, durante la quale è stata scoperta la scultura donata da un artista che ha riprodotto il volto della Beata. Presente alla cerimonia, oltre alle autorità civili e religiose, tra cui il consigliere comunale di Dego Antonella Drago in rappresentanza dell’Amministrazione del sindaco Massimo Tappa, anche l’ultima sorella ancora in vita di Teresa Bracco, residente a Savona.
Prima della funzione, proprio il vicario ha letto la volontà di un fedele malato, che si è rivolto alla Beata per chiedere la Grazia, testimonianza, questa, di quanto sia forte ormai il sentimento che lega la storia del martirio alla comunità valbormidese e, soprattutto, del basso Piemonte.
Penultima di sette figli, Teresa Bracco era nata il 24 febbraio 1924 nel piccolo paese di Santa Giulia. Chi l’ha conosciuta afferma che Teresa era una ragazza estremamente riservata, modesta, delicata nel rapporto con le persone, sempre pronta ad offrire il suo aiuto. Dotata di non comune bellezza, due grandi occhi scuri e vellutati che risaltavano sul bel viso serio e pensoso incorniciato da grosse trecce brune, Teresa però non era affatto incline alla vanità femminile, neppure la più innocente, tipica dell’età giovanile, e sapeva attirarsi l’ammirazione rispettosa di tutti i suoi compaesani. Il suo sacrificio, per mano di un ufficiale tedesco, non fu che l’ultimo atto di una vita interamente vissuta per il Vangelo. La mattina del 28 agosto ’44, dopo aver partecipato alla S. Messa, Teresa aveva trovato un carico di letame preparato dalla sorella Maria da andare a spargere nel campo della Braia. Si era incamminata perciò verso il lavoro che l’attendeva, ma dopo un po’ l’aveva raggiunta la notizia dell’arrivo delle truppe tedesche al suo paese. Pensando allora alla mamma rimasta sola sul posto (il papà era venuto a mancare appena due mesi prima), aveva abbandonato i suoi attrezzi di lavoro per correre verso casa. Nel rastrellamento nazista donne e bambini avevano trovato rifugio al Rocchezzo. Qui i tedeschi fecero purtroppo irruzione sequestrando le donne più giovani, fra cui pure Teresa, come bottino di guerra. Ma lei, per amore degli insegnamenti evangelici, rifiutò energicamente di sottostare alle voglie dell’ufficiale nazista che la prese con sé e cercò di scappare attraverso il bosco; lui però la raggiunse e, preso dal furore, la strangolò, quindi le sparò un colpo di rivoltella al cuore e, poi, non pago di tanta ferocia, col suo scarpone le sferrò un calcio alla tempia sinistra fino a sfondarle il cranio. Il suo corpo martoriato venne ritrovato nell’atteggiamento della suprema difesa della sua integrità fisica, due giorni dopo nel bosco. Fu Papa Giovanni Paolo II ad elevarla alla gloria degli altari il 24 maggio 1998.

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