Anche quest’anno un nutrito gruppo di fedeli ha
voluto rendere omaggio alla Beata Teresa Bracco nel giorno della sua nascita,
il 24 febbraio. Ieri infatti, nella chiesetta di Santa Giulia, è stata
celebrata la Messa dal vicario del vescovo Monsignor Micchiardi. Un’occasione
di riflessione e preghiera, durante la quale è stata scoperta la scultura
donata da un artista che ha riprodotto il volto della Beata. Presente alla
cerimonia, oltre alle autorità civili e religiose, tra cui il consigliere
comunale di Dego Antonella Drago in rappresentanza dell’Amministrazione del sindaco
Massimo Tappa, anche l’ultima sorella ancora in vita di Teresa Bracco,
residente a Savona.
Prima della funzione, proprio il vicario ha letto
la volontà di un fedele malato, che si è rivolto alla Beata per chiedere la
Grazia, testimonianza, questa, di quanto sia forte ormai il sentimento che lega
la storia del martirio alla comunità valbormidese e, soprattutto, del basso
Piemonte.
Penultima di sette figli, Teresa Bracco era nata il 24 febbraio 1924 nel
piccolo paese di Santa Giulia. Chi l’ha conosciuta afferma che Teresa era una
ragazza estremamente riservata, modesta, delicata nel rapporto con le persone,
sempre pronta ad offrire il suo aiuto. Dotata di non comune bellezza, due
grandi occhi scuri e vellutati che risaltavano sul bel viso serio e pensoso
incorniciato da grosse trecce brune, Teresa però non era affatto incline alla
vanità femminile, neppure la più innocente, tipica dell’età giovanile, e sapeva
attirarsi l’ammirazione rispettosa di tutti i suoi compaesani. Il suo sacrificio,
per mano di un ufficiale tedesco, non fu che l’ultimo atto di una vita interamente
vissuta per il Vangelo. La mattina del 28 agosto ’44, dopo aver partecipato
alla S. Messa, Teresa aveva trovato un carico di letame preparato dalla sorella
Maria da andare a spargere nel campo della Braia. Si era incamminata perciò
verso il lavoro che l’attendeva, ma dopo un po’ l’aveva raggiunta la notizia
dell’arrivo delle truppe tedesche al suo paese. Pensando allora alla mamma
rimasta sola sul posto (il papà era venuto a mancare appena due mesi prima),
aveva abbandonato i suoi attrezzi di lavoro per correre verso casa. Nel
rastrellamento nazista donne e bambini avevano trovato rifugio al Rocchezzo.
Qui i tedeschi fecero purtroppo irruzione sequestrando le donne più giovani,
fra cui pure Teresa, come bottino di guerra. Ma lei, per amore degli
insegnamenti evangelici, rifiutò energicamente di sottostare alle voglie
dell’ufficiale nazista che la prese con sé e cercò di scappare attraverso il
bosco; lui però la raggiunse e, preso dal furore, la strangolò, quindi le sparò
un colpo di rivoltella al cuore e, poi, non pago di tanta ferocia, col suo
scarpone le sferrò un calcio alla tempia sinistra fino a sfondarle il cranio.
Il suo corpo martoriato venne ritrovato nell’atteggiamento della suprema difesa
della sua integrità fisica, due giorni dopo nel bosco. Fu Papa Giovanni Paolo
II ad elevarla alla gloria degli altari il 24 maggio 1998.
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