L’ospedale
di Cairo verso la privatizzazione. Ieri sera l’assessore regionale alla Sanità
Sonia Viale ha confermato ai sindaci del territorio e ad una nutrita platea di
valbormidesi ciò che era già stato deciso da tempo nelle stanze dei bottoni del
capoluogo ligure, ossia che per il “San Giuseppe” si cercano soluzioni future
alternative, "senza ricadute sui pazienti". Tre i paletti illustrati all’incontro: entro il 15 maggio gli
eventuali privati che manifesteranno interesse per la struttura dovranno
assicurare l’attuale livello occupazionale, gli stessi costi e, conditio sine
qua non, sottolineata più volte dall’assessore, favorire la riapertura e
conseguente gestione di un Pronto soccorso. Se non si presenterà nessuno,
l’ospedale resterà pubblico, e la Regione si impegnerà a potenziare alcuni
servizi, probabilmente non sul piano dell’emergenza, visto che, come ribadito
perentoriamente, il presidio cairese ha un disavanzo di quattro milioni di euro
l’anno (a fronte di un ricavo di 9 milioni e di un costo di 13) che, con un
Pronto soccorso, sarebbe destinato ad aumentare. Questi sono i dati illustrati
ieri sera nel teatro “Chebello”, e forse proprio per il luogo, si è assistito a
qualcosa di scenico, seppur a ingresso gratuito (per ora). Nulla da eccepire
sull’assessore leghista Sonia Viale: si è fatta attendere nei mesi scorsi, ma ieri sera ha
dato le sue risposte, mettendoci la faccia, e ha saputo interpretare in modo magistrale
il ruolo del politico “attento alle esigenze dei cittadini – l’ospedale non
verrà chiuso – per noi il paziente è al centro di ogni decisione” – eccetera
eccetera. Il copione dello spettacolo prevedeva anche il ruolo del “cattivo”,
affidato al dirigente generale dell’Asl 2 Eugenio Porfido e al commissario di
Alisa Walter Locatelli, più arrogante il primo, più pacato il secondo, entrambi
lombardi, che, parlando solo di numeri, hanno più volte paragonato la Valbormida ad altre aree del nord
Italia, incuranti del fatto che per ragioni sociali, economiche e geografiche forse
dovrebbero fare un ripasso più dettagliato. Molto “muscolare” la reazione
dell’antagonista Fulvio Briano, sindaco di Cairo nonché presidente del
Distretto sanitario delle Bormide, che ha più volte attaccato questo modus
operandi di non aver coinvolto il territorio nelle decisioni genovesi.
Atteggiamento davvero combattivo per un primo cittadino alla fine del mandato, che
non si arrende malgrado non sempre si sia mostrato così, normale per un
probabile candidato ad altre ambiziose competizioni elettorali, tanto da lanciare la
provocazione alla Viale di risarcire i Comuni della Valbormida, che in passato
avevano speso soldi per rilevare l’ospedale privato trasformandolo in struttura
pubblica. Ma il suo scetticismo (manifestato anche da altri – pochi - sindaci)
è stato rispedito al mittente proprio da una stoccata dell'assessore, che gli ha ricordato come
sia comprensibile mostrare perplessità nei confronti di una privatizzazione
quando per anni, i vertici del Pd, partito del primo cittadino stesso, abbiano
contribuito a smantellare l’ospedale, non certo a migliorarlo. Tornando allo “spettacolo”,
assordante il silenzio del Comitato sanitario locale, sempre pronto ad elencare
le carenze della politica in materia sanitaria e stranamente, ieri sera, muto.
Per non parlare, infine, della passerella elettorale per le amministrative di
Cairo, attese in primavera. Non mancava quasi nessun candidato, la stessa
platea era suddivisa in poco mascherati loggioni rossi, bianchi, verdi, gialli,
alternati da qualche cittadino e dal personale del nosocomio. Neppure il clero,
tanto che il parroco Don Mario è intervenuto in chiusura della serata, con le
sagge parole rivolte al vice presidente regionale affinchè non si infierisca
ulteriormente su un territorio già fortemente penalizzato sul piano sociale e
ambientale. Insomma, si è capito che, come nel 2012, la partita si gioca
sull’ospedale. Peccato, o per fortuna, dipende dal punto di vista, che sia di
competenza regionale.
Enrica Bertone
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