Si riuniranno mercoledì sera i sindaci dei piccoli Comuni della Val
Bormida per discutere della proposta di legge che vedrebbe accorpare in un
unico ente le autonomie locali al di sotto dei 5 mila abitanti, presentata da
venti parlamentari del Pd. Un vero e proprio colpo di spugna, che spazzerebbe
via tutti i piccoli Comuni della Val Bormida, visto che soltanto Cairo e
Carcare non sarebbero interessati dall’eventuale provvedimento. A farsi
portavoce del fronte del “no”, è il sindaco Daniele Galliano, in carica dal
2014 a Bormida, che in soli due anni è riuscito a riportare in auge il centro montano con iniziative mirate e tanto impegno. “Sto coinvolgendo
tutti gli altri amministratori, e insieme prenderemo una posizione chiara e
decisa contro una proposta di legge che accorperebbe le risorse umane,
strumentali ma soprattutto toglierebbe identità e punti di riferimento
importanti a chi ha deciso di abitare nelle zone più periferiche, dove la
qualità della vita è ancora accettabile grazie allo sforzo di chi governa sul
territorio”.
“Area vasta, Ambito: che parole sono queste? E dove
andrebbero a finire le peculiarità dei ridenti borghi, arrampicati alle
colline, visitati dal sole, con le stradine contorte e familiari?. Se la
politica vuole cancellare tutto questo, io non posso e non voglio appartenere a
questa categoria che ha il coraggio di azzerare la nostra storia, svendendo a
pochi spiccioli l’Italia migliore, quella ancora vera e autentica”, prosegue
Galliano, supportato ora da tutti gli altri sindaci pronti al fronte comune.
E conclude: “Chiediamo di mantenere la nostra identità, di vivere dove siamo nati,
dove le stagioni si riconoscono guardando la campagna, senza bisogno del calendario,
dove anche ad occhi chiusi riconosciamo le voci ed il passo di tutti, dove i
prodotti della nostra terra sono eccellenze dai sapori dimenticati per chi vive
nelle città. Dove possiamo ancora visitare gli anziani uno ad uno bussando alle
loro porte, dove comprendiamo il loro dialetto, dove nel cimitero dietro ogni
nome c’è per noi un volto ed un ricordo, dove ancora personalmente riusciamo a
controllare strade, fossi, frane, prevediamo molte volte i pericoli e con la
nostra presenza (che è in fondo la presenza dello Stato), diamo conforto anche
a chi vive nei posti più isolati! Questa è la vera Italia. Per capire questo,
bisogna parlare con noi sindaci dei piccoli Comuni, quelli che ricevono tutti,
quelli che parlano con tutti, quelli che conoscono tutti, quelli come noi che
ci mettono la faccia, quelli che nel bene e nel male affrontano tutti i giorni
la realtà di chi a fatica arriva a fine mese, di chi ha perso il lavoro, la
nostra realtà è condividere, la nostra giornata è essere presenti sul posto in
diretta sempre, con le mani sporche, con il fango dei fossi o con i piedi
fradici per la neve, che ascoltano direttamente i pensionati che devono
scegliere se scaldarsi o comprare i farmaci, e aiutarli disperatamente con quel
poco che abbiamo, sembra strano che ci siano ancora questi sindaci?”. Ma cosa dice la proposta di legge? Secondo il deputato Emanuele Lodolini, componente della commissione Finanze di Montecitorio, "le ridotte dimensioni della maggior parte dei Comuni sono spesso del tutto insufficienti a garantire uno svolgimento efficace dell'azione amministrativa". Sempre sulla base della proposta, "trascorsi 24 mesi dall'entrata in vigore della legge, le Regioni provvederanno alla fusione obbligatoria di tutti i Comuni con meno di 5 mila abitanti. In caso di mancata fusione, dopo 4 anni, è prevista una decurtazione del 50% dei trasferimenti erariali a favore delle Regioni stesse, tranne quelli per il servizio sanitario e dei trasporti". Insomma, se la legge passasse, o i piccoli Comuni si fondono oppure i tagli saranno ancora più drastici per tutti. Ma sono davvero questi i problemi di un'Italia ormai in ginocchio?
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