lunedì 15 febbraio 2016

Mercoledì piccoli Comuni a confronto. Galliano: "Difendiamo la nostra autonomia"



Si riuniranno mercoledì sera i sindaci dei piccoli Comuni della Val Bormida per discutere della proposta di legge che vedrebbe accorpare in un unico ente le autonomie locali al di sotto dei 5 mila abitanti, presentata da venti parlamentari del Pd. Un vero e proprio colpo di spugna, che spazzerebbe via tutti i piccoli Comuni della Val Bormida, visto che soltanto Cairo e Carcare non sarebbero interessati dall’eventuale provvedimento. A farsi portavoce del fronte del “no”, è il sindaco Daniele Galliano, in carica dal 2014 a Bormida, che in soli due anni è riuscito a riportare in auge il centro montano con iniziative mirate e tanto impegno. “Sto coinvolgendo tutti gli altri amministratori, e insieme prenderemo una posizione chiara e decisa contro una proposta di legge che accorperebbe le risorse umane, strumentali ma soprattutto toglierebbe identità e punti di riferimento importanti a chi ha deciso di abitare nelle zone più periferiche, dove la qualità della vita è ancora accettabile grazie allo sforzo di chi governa sul territorio”.
“Area vasta, Ambito: che parole sono queste? E dove andrebbero a finire le peculiarità dei ridenti borghi, arrampicati alle colline, visitati dal sole, con le stradine contorte e familiari?. Se la politica vuole cancellare tutto questo, io non posso e non voglio appartenere a questa categoria che ha il coraggio di azzerare la nostra storia, svendendo a pochi spiccioli l’Italia migliore, quella ancora vera e autentica”, prosegue Galliano, supportato ora da tutti gli altri sindaci pronti al fronte comune.
E conclude: “Chiediamo di mantenere la nostra identità, di vivere dove siamo nati, dove le stagioni si riconoscono guardando la campagna, senza bisogno del calendario, dove anche ad occhi chiusi riconosciamo le voci ed il passo di tutti, dove i prodotti della nostra terra sono eccellenze dai sapori dimenticati per chi vive nelle città. Dove possiamo ancora visitare gli anziani uno ad uno bussando alle loro porte, dove comprendiamo il loro dialetto, dove nel cimitero dietro ogni nome c’è per noi un volto ed un ricordo, dove ancora personalmente riusciamo a controllare strade, fossi, frane, prevediamo molte volte i pericoli e con la nostra presenza (che è in fondo la presenza dello Stato), diamo conforto anche a chi vive nei posti più isolati! Questa è la vera Italia. Per capire questo, bisogna parlare con noi sindaci dei piccoli Comuni, quelli che ricevono tutti, quelli che parlano con tutti, quelli che conoscono tutti, quelli come noi che ci mettono la faccia, quelli che nel bene e nel male affrontano tutti i giorni la realtà di chi a fatica arriva a fine mese, di chi ha perso il lavoro, la nostra realtà è condividere, la nostra giornata è essere presenti sul posto in diretta sempre, con le mani sporche, con il fango dei fossi o con i piedi fradici per la neve, che ascoltano direttamente i pensionati che devono scegliere se scaldarsi o comprare i farmaci, e aiutarli disperatamente con quel poco che abbiamo, sembra strano che ci siano ancora questi sindaci?”. 
Ma cosa dice la proposta di legge? Secondo il deputato Emanuele Lodolini, componente della commissione Finanze di Montecitorio, "le ridotte dimensioni della maggior parte dei Comuni sono spesso del tutto insufficienti a garantire uno svolgimento efficace dell'azione amministrativa". Sempre sulla base della proposta, "trascorsi 24 mesi dall'entrata in vigore della legge, le Regioni provvederanno alla fusione obbligatoria di tutti i Comuni con meno di 5 mila abitanti. In caso di mancata fusione, dopo 4 anni, è prevista una decurtazione del 50% dei trasferimenti erariali a favore delle Regioni stesse, tranne quelli per il servizio sanitario e dei trasporti". Insomma, se la legge passasse, o i piccoli Comuni si fondono oppure i tagli saranno ancora più drastici per tutti. Ma sono davvero questi i problemi di un'Italia ormai in ginocchio?

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